Dopo una lunga assenza dalla produzione rieccomi a scrivere
sul blog. Le ultime birre che ho fatto sono buone, ma ho la sensazione che
siano tutte molto (troppo) simili tra di loro. Le ricette sono diverse, eppure
riesco a percepire una nota costante in tutte che mi lascia perplesso.
Da buon HB voglio assolutamente capire il motivo e sto andando per tentativi.
Non sembra né un problema di lieviti secchi/liquidi né un problema di sanitizzazione. Neppure un problema di bollitura troppo poco prolungata…
Da buon HB voglio assolutamente capire il motivo e sto andando per tentativi.
Non sembra né un problema di lieviti secchi/liquidi né un problema di sanitizzazione. Neppure un problema di bollitura troppo poco prolungata…
Al che ieri ho ipotizzato che il problema possa essere nelle farine che si
creano durante la macinazione le quali (“a causa” del metodo BIAB) finiscono in
parte in fermentazione. Sicuramente dopo il travaso e l’imbottigliamento la
birra è limpida e priva di farine, ma non vorrei che la costante sia proprio
data da loro. Ecco perché ho deciso di
ripartire da zero.
Potevo tornare al classico all grain con tanto di lauter bin e lavaggio trebbie
ma per mancanza di tempo ho preferito
fare un passo indietro decisamente più marcato: sono tornato all’E+G.
Per rendere la produzione un po’ più emozionante, ho deciso di fare una IPA (India Pale Ale) e sperimentare per la prima volta il dry hopping. È incredibile che in 4 anni di produzione io non ci abbia mai provato… ero troppo concentrato sulle altre macro variabili “malti” e “spezie”. Quest’anno lo dedicherò al luppolo!
Il Dry Hop è quella tecnica che prevede l’aggiunta di luppolo “a freddo” quindi
non in bollitura. Infatti il luppolo rilascia maggiormente i
composti amari ad alte temperature, mentre quelli aromatici tendono a “volare” via e a perdersi.
Viceversa a freddo gli aromi vengono preservati, mentre il rilascio delle
sostante amaricanti è decisamente più lento.
Le IPA sono birre molto amare con IBU tra 40 e 60 (come recita
il BJCP: http://www.bjcp.org/2008styles/style14.php).
Io per questa ricetta mi sono tenuto sui 40, raggiunti con 4 luppoli diversi
aggiunti in 4 diverse fasi (30//20//10//dry hop). Come estratti ho usato del
light e dell’amber, aggiungendo anche un po’ di miele e di carapils per una OG
di 1060.
Il luppolo aggiunto in dry hopping è stato sterilizzato per 2-3 minuti in bollitura (i più coraggiosi lo inseriscono a freddo nel fermentatore, ma personalmente ho preferito dargli una sbollentata).
Nel tempo controllerò il grado di aroma/amaro e se necessario farò un’ulteriore aggiunta al termine della fermentazione tumultuosa (fra 4-5 giorni)….anche se non credo visto che ho un rapporto di 2,5 g/L di luppolo.
A breve nuovi aggiornamenti.
20 dicembre 2013
Al seguente link il risultato della IPA: http://dkpaolo.blogspot.it/2013/12/risultato-idia-pale-ale-eg.html
Il luppolo aggiunto in dry hopping è stato sterilizzato per 2-3 minuti in bollitura (i più coraggiosi lo inseriscono a freddo nel fermentatore, ma personalmente ho preferito dargli una sbollentata).
Nel tempo controllerò il grado di aroma/amaro e se necessario farò un’ulteriore aggiunta al termine della fermentazione tumultuosa (fra 4-5 giorni)….anche se non credo visto che ho un rapporto di 2,5 g/L di luppolo.
A breve nuovi aggiornamenti.
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20 dicembre 2013
Al seguente link il risultato della IPA: http://dkpaolo.blogspot.it/2013/12/risultato-idia-pale-ale-eg.html
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penso influisca anche il metodo di conservazione: se si hanno luoghi sui 6-8°C si mantengono bene, magari tenendole sui 20°C si generano sapori comuni in tutte le birre
RispondiEliminammm...può essere ma io conservo ormai da anni in una cantina che è praticamente sempre (estate/inverno) a 17-18°C...(è "scavata" nella roccia).
RispondiEliminaE con le vecchie produzioni non ho mai avuto problemi...vedremo!